Quante volte succede che un’insegnante, subentrato nel percorso formativo di un ragazzo, ne sconvolga significativamente la vita? Spesso cambiano fortemente gli equilibri fra lui o lei e la scuola, ed i motivi sono dovuti ad una mancata esplicitazione, da parte del docente, di aspettative diverse, magari più performanti di quelle che gli venivano richieste precedentemente. Ciò determina un mutamento nel modo di approcciare allo studio e per l’alunno può risultare estremamente disorientante. Inoltre, è frequente che lo sconvolgimento del metodo di insegnamento e di valutazione non sia accompagnato dal giusto tempo per il necessario adattamento.
La relazione al centro
E’ importante riconoscere il valore di insegnanti più pretenziosi, però, allo stesso modo ritengo che sia altrettanto doveroso garantire loro un sostegno e una formazione adeguati che mettano al centro la relazione con gli alunni.
Spesso chi è centrato sul proprio mandato tende a rapportarsi ai propri discenti considerando come fondamentale e centrale il compito. Purtroppo, si è constatato che in molti casi questo modo di interpretare la professione dell’insegnante ha un limite ed una forte componente discriminante, se viene portato avanti senza dare la giusta valenza alla relazione.
Insegnanti allo specchio
Molti insegnanti dimenticano la loro infanzia, la loro giovinezza, le loro fragilità passate e presenti quando sono in classe. Viene a mancare così, la possibilità di immedesimarsi e di cercare il metodo per favorire la motivazione che è alla base dell’apprendimento. E’ come se ci si dimenticasse che il ruolo dell’insegnante è anche di ascolto, con una valenza umana dove, essere modello di riferimento per gli alunni rappresenta uno delle funzioni più importanti per invogliarli ad apprendere. Se mancano queste caratteristiche, il docente dovrebbe domandarsi perché si trova in una classe con tutti quei ragazzi. E’ bene conoscere le regole di funzionamento di un gruppo affinché possa essere uno strumento per acquisire nuova conoscenza.
L’insegnante che non cura le relazioni, non potrà mai rendersi conto delle caratteristiche e differenze dei singoli studenti, quindi non riuscirà mai a valorizzare le diversità all’interno della sua classe. Viene a mancare proprio il gesto, l’accoglienza, il farsi catturare dai ragazzi, che pur assetati di sapere possono essere incostanti e hanno bisogno di essere compresi, un po’ tollerati e accolti. Così non si perderanno nel complesso e continuo mutamento che vivono nella crescita.
Gli insegnanti di cui parliamo, quelli solo rigorosi, spesso hanno paura, non possono permettersi di ‘mischiarsi’ con i loro alunni, devono rimanere ad una certa distanza, una distanza di sicurezza imposta probabilmente dalla propria storia personale, più che dal ruolo. La strada proposta è quindi l’impegno, studiare, andar bene alle interrogazioni, dimenticando la trasformazione che la scuola ed il mondo del lavoro stanno vivendo.
E i genitori?
Esiste una connessione fra i genitori desiderosi di inorgoglirsi dei risultati dei figli e i docenti severi e pretenziosi. Questi ultimi sanno di essere cercati, ambiti e hanno spesso una considerazione importante fra alcuni genitori. E’ anche vero che ogni anno che passa, il loro metodo vacilla e solo quelle madri e quei padri che non vedono né la complessità, né la vera ricchezza dei propri figli, sono lì a sostenerli.
Quando i voti si confondono con l’identità degli studenti
I voti intaccano significativamente l’identità degli alunni. Quando non vengono utilizzati per fini educativi/evolutivi, ma solo come misurazione di una prestazione, può essere etichettante e non stimolante.
Un voto ha un potere relazionale immenso, entra in casa di ogni alunno, influenza il suo rapporto con i genitori, cambia e condiziona fortemente le relazioni familiari, determina differenze nel gruppo dei pari. Il voto non è un metro di misura in mano all’insegnante, bensì dovrebbe essere un’opportunità per far capire e per incoraggiare ad un impegno maggiore. Più di un ragazzo intervistato assicura che un brutto voto non è mai stato di stimolo. Non si dovrebbe mai assegnare un voto ad un alunno senza spiegarlo, né in assenza di una relazione significativa, almeno non nella scuola, non nel luogo dove i bambini e ragazzi sono i protagonisti.
Cosa accade quando manca la relazione?
Purtroppo, spesso lo spazio si chiude intorno ai ragazzi inconsapevoli di una rete a maglie strette che li intrappola e da cui è difficile scappare. Coloro che soffrono di più sono quelli alla ricerca di un’identità vera e bisognosi di essere visti. Vivono e faticano ad accettare una dimensione di vita fatta di dinamiche intrise di logiche adulte, dove ancora la media dei voti mortifica la complessità dell’individuo e della sua crescita.
Tutto questo conferma obiettivi che la scuola si è data in cui è mancata la mediazione con il sapere dei discenti e l’ascolto delle loro esigenze. Il sapere, quello spontaneo e felice, che dà respiro, spesso non è contemplato come competenza. I pensieri più originali vengono trascurati, tralasciati perché non coerenti con quanto ritenuto importante nella scuola.
Eccolo qui, in scena ancora una volta sul palco, l’adulto, e i giovani dietro le quinte ad elaborare nuove scenografie e ad inventare dialoghi più originali. Uno spettacolo nello spettacolo che ribalta progressivamente le logiche e chiede un pubblico diverso, più attento e partecipe.
Nella vita la libertà è importante così come lo sono anche le regole, poiché il nostro spazio libero termina ove inizia quello dell’altro e ciò deve rappresentare una regola per crescere nel rispetto reciproco tra esseri viventi.
(Maria Montessori)
La citazione di Maria Montessori rappresenta uno dei pensieri fondanti del suo lavoro e bene si adatta al come dovrebbe essere la relazione tra alunni e insegnanti.